Culto 02/02/2020 - Quarta dopo l’Epifania

di Ruggero Marchetti pubblicato il 02/02/2020 12:41:30 in culto 385

Apocalisse 1, 9 – 20

Io, Giovanni, vostro fratello e vostro compagno nella tribolazione, nel regno e nella costanza in Gesù, ero nell'isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù. Fui rapito dallo Spirito nel giorno del Signore, e udii dietro a me una voce potente come il suono di una tromba, che diceva: «Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette chiese: a Efeso, a Smirne, a Pergamo, a Tiatiri, a Sardi, a Filadelfia e a Laodicea». Io mi voltai per vedere chi mi stava parlando. Come mi fui voltato, vidi sette candelabri d'oro e, in mezzo ai sette candelabri, uno simile a un figlio d'uomo, vestito con una veste lunga fino ai piedi e cinto di una cintura d'oro all'altezza del petto. Il suo capo e i suoi capelli erano bianchi come lana candida, come neve; i suoi occhi erano come fiamma di fuoco; i suoi piedi erano simili a bronzo incandescente, arroventato in una fornace, e la sua voce era come il fragore di grandi acque. Nella sua mano destra teneva sette stelle; dalla sua bocca usciva una spada a due tagli, affilata, e il suo volto era come il sole quando risplende in tutta la sua forza. Quando lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli pose la sua mano destra su di me, dicendo: «Non temere, io sono il primo e l'ultimo, e il vivente. Ero morto, ma ecco sono vivo per i secoli dei secoli, e tengo le chiavi della morte e dell'Ades. Scrivi dunque le cose che hai viste, quelle che sono e quelle che devono avvenire in seguito, il mistero delle sette stelle che hai viste nella mia destra, e dei sette candelabri d'oro. Le sette stelle sono gli angeli delle sette chiese, e i sette candelabri sono le sette chiese».

Un pensiero dalla predicazione

thumbnail article L’aspetto più straordinario della straordinaria visione inaugurale è che la figura divina che folgora Giovanni è anche indelebilmente segnata dalla sua esperienza umana: Gesù Cristo “il primo e l’ultimo, e il vivente”, il Figlio di Dio e il “Dio con noi”, è e resta un uomo, un vero essere umano. L’abbiamo visto già fin dall’inizio: “Vidi, in mezzo ai sette candelabri d’oro, uno simile a un figlio d’uomo”… Quella del “figlio dell’uomo” nella gloria è un’immagine che viene da un’altra grande visione della Bibbia, nel libro di Daniele; ma qui quello che soprattutto per noi conta è che, in Gesù, il Dio dell’Apocalisse si rivela come il Dio che è anche essere umano, il Dio che ci è vicino, perché condivide la nostra umanità. E questa condivisione è la nostra salvezza. È la meravigliosa scena e sono le parole che seguono alla caduta di Giovanni: “Quando lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli pose la sua mano destra su di me, dicendo: «Non temere, io sono il primo e l'ultimo, e il vivente. Ero morto, ma ecco sono vivo per i secoli dei secoli, e tengo le chiavi della morte e dell'Ades». C’è qui un senso di grande vicinanza: Cristo è Dio, e è anche il nostro prossimo, che ci è vicino nelle nostre cadute, nelle nostre miserie, nelle nostre paure…

Proprio la sottolineatura dell’umanità del Cristo glorioso dell’Apocalisse ha fatto sì che questo libro, che certo per tanti aspetti è anche inquietante, incantasse tanti esseri umani, soprattutto i più poveri ed i più emarginati e sofferenti. Fin dall’antichità, e poi nel Medioevo e in tempi più moderni, generazioni di credenti oppressi da poteri religiosi, ideologici, politici e economici, hanno letto l’Apocalisse come il manifesto della loro liberazione. Effettivamente, se c’è nel Nuovo Testamento un libro che usa un linguaggio di tipo socio-economico e polemizza in modo molto chiaro con il sistema di potere del suo tempo, il sistema totalitario anche religioso di Roma (pensiamo al culto dell’imperatore, per cui in molte città, tra cui le sette a cui Giovanni indirizza il proprio scritto, tutti gli abitanti erano obbligati a rendere omaggio all’immagine del Cesare di turno), e lo fa nel nome della signoria di Cristo non solo sulle chiese ma anche sul mondo e sulla storia, è proprio il libro dell’Apocalisse.

Sì, il fascino di questo libro e l’inquietudine che ha sempre suscitato. la sua forza e insieme la sua debolezza, consistono proprio nel fatto che le sue immagini si possono applicare facilmente alle diverse situazioni religiose, politiche e economico-sociali con cui le varie generazioni cristiane si sono dovute confrontare, e così, nella storia, l’Apocalisse ha nutrito speranze ed illusioni, ha provocato rivolte e massacri… E però ogni volta tutti coloro che si sentivano schiacciati dal potere, sono tornati a leggerla e hanno trovato in lei la mano del Signore che si posa su di loro e hanno udito la sua voce che dice: “Non temere e fa’ ciò che devi fare, perché io sono con te”.


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