Culto 10/11/2019 - Terzultima dell’anno liturgico

di Ruggero Marchetti pubblicato il 10/11/2019 23:06:27 in culto 408

1 Re 17, 8 - 24

Allora la parola del Signore gli fu rivolta in questi termini: «Àlzati, va' ad abitare a Sarepta dei Sidoni; io ho ordinato a una vedova di laggiù che ti dia da mangiare». Egli dunque si alzò, e andò a Sarepta; e, quando giunse alla porta della città, c'era una donna vedova, che raccoglieva legna. Egli la chiamò, e le disse: «Ti prego, vammi a cercare un po' d'acqua in un vaso, affinché io beva». E mentre lei andava a prenderla, egli le gridò dietro: «Portami, ti prego, anche un pezzo di pane». Lei rispose: «Com'è vero che vive il Signore, il tuo Dio, del pane non ne ho; ho solo un pugno di farina in un vaso, e un po' d'olio in un vasetto; ed ecco, sto raccogliendo due rami secchi per andare a cuocerla per me e per mio figlio; la mangeremo, e poi moriremo». Elia le disse: «Non temere; va' e fa' come hai detto; ma fanne prima una piccola focaccia per me, e portamela; poi ne farai per te e per tuo figlio. Infatti così dice il Signore, Dio d'Israele: La farina nel vaso non si esaurirà e l'olio nel vasetto non calerà, fino al giorno che il Signore manderà la pioggia sulla terra». Quella andò e fece come Elia le aveva detto; lei, la sua famiglia ed Elia ebbero di che mangiare per molto tempo. La farina nel vaso non si esaurì, e l'olio nel vasetto non calò, secondo la parola che il Signore aveva pronunziata per bocca d'Elia ( . . . )

Un pensiero dalla predicazione

thumbnail article L’incontro tra Elia, la vedova e suo figlio nasce dalla parola divina: “Àlzati, va'”. Dall’ordine che Dio rivolge a Elia a uscire via da sé per andare incontro all'altro, sapendo che poi è l'altro che ti accoglie: “Ho ordinato a una vedova di laggiù che ti dia da mangiare”. Sì, Dio ha fatto fare a Elia quest'esperienza. L'ha mandato a chiedere accoglienza, a condividere una lunga intimità di abitazione e mensa (della donna, non sue). L'ha mandato a ricevere prima ancora che a dare.

È un insegnamento prezioso. Andare verso l'altro, come cristiani e chiese, non è portare all'altro quello che lui non ha e che invece io ho. Questo impedisce una vera comunione, e porta al fallimento della nostra missione. Possiamo andare davvero incontro all'altro, soltanto se sappiamo riconoscere che ci sarà uno scambio. Saremo accolti per poter poi accogliere, riceveremo per poter poi dare, vivremo in una solidarietà che è innanzi tutto umana, e soltanto così, solo in un rapporto di piena e condivisa umanità, l'altro potrà riconoscere in noi l'uomo o la donna di Dio, e conoscere Dio come il Dio dell'amico, dell'amica, il Dio che gli ha fatto dono di una nuova amicizia. E gli aprirà il suo cuore. Si aprirà alla sua parola, e crederà. Crederà in modo giusto. In un atteggiamento di fiducia: una fiducia ritrovata in se stesso e negli altri, una nuova fiducia in lui, il Signore dell'amicizia e perciò dell’apertura alla vita.

Quanti oggi, in questa nostra società tecnologica e crudele, non hanno più fiducia in se stessi e negli altri, e perciò neanche in Dio? Quanti sono come la vedova di Sarepta: “Ho solo un pugno di farina e un po' d'olio… mangeremo, e poi moriremo”. Sì, quanti oggi sono “morti dentro”, privi di prospettive e di futuro. Depressioni, violenze, suicidi sono all'ordine del giorno, c'è un tremendo bisogno di fiducia, di far rinascere la fiducia in Dio e nell’altro, senza colpevolizzare né dogmatizzare.

“Àlzati, va'”. La sentiamo questa parola del Signore? Noi abbiamo la missione di portare la promessa di Dio che ridà la fiducia a chi l'ha persa e a chi non l'ha mai avuta, per creare fra gli esseri umani uno spazio di speranza. Possiamo “osare” la fiducia? A quali condizioni? È ancora possibile accogliere l'estraneo e lo straniero e lasciarsi accogliere da lui senza posare su lui uno sguardo sospettoso? È possibile un dialogo, fare domande e farsi far domande, senza pregiudizio e paura?

Il racconto della vedova e d'Elia, ci dice “Sì, questo è possibile”. Ma ci dice anche che la fiducia non è ingenuità. La vedova non ha accettato Elia senza fare domande né senza reagire alla sua “quasi brutalità”. Allo stesso modo, proprio l'atteggiamento del profeta mostra che egli era in ricerca di qualcosa su cui appoggiare la sua fiducia. E poi alla fine, abbandonando diffidenza e arroganza, i due si sono fidati l’una nell'altro. Ed è stata piena solidarietà, affetto, intimità. Davvero vale la pena di “osare la fiducia”...


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