Culto 09/09/2018 - 16° dopo Pentecoste

di Ruggero Marchetti pubblicato il 09/09/2018 23:00:53 in culto 343

Marco 1 , 29 - 39

Appena usciti dalla sinagoga, andarono con Giacomo e Giovanni in casa di Simone e di Andrea. La suocera di Simone era a letto con la febbre; ed essi subito gliene parlarono; egli, avvicinatosi, la prese per la mano e la fece alzare; la febbre la lasciò ed ella si mise a servirli. Poi, fattosi sera, quando il sole fu tramontato, gli condussero tutti i malati e gli indemoniati; tutta la città era radunata alla porta. Egli ne guarì molti che soffrivano di diverse malattie, e scacciò molti demòni e non permetteva loro di parlare, perché lo conoscevano. Poi, la mattina, mentre era ancora notte, Gesù si alzò, uscì e se ne andò in un luogo deserto; e là pregava. Simone e quelli che erano con lui si misero a cercarlo; e, trovatolo, gli dissero: «Tutti ti cercano». Ed egli disse loro: «Andiamo altrove, per i villaggi vicini, affinché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto». E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e cacciando demòni.

Un pensiero dalla predicazione

In questa pagina di Marco, la missione e la predicazione di Gesù non sono fatte tanto di parole, quanto di guarigioni. Sì, Gesù qui è il Grande Guaritore. E i gesti con cui libera i sofferenti dai loro mali e le loro infermità sono come parabole. Di più, sono la vera e propria messa in atto della sua predicazione così come l’evangelista l’ha riassunta e presentata: “Il tempo è compiuto (ecco il perché dell’urgenza…), il regno di Dio è vicino; ravvedetevi e credete al vangelo” (1, 15). Da quello che qui ci è raccontato, questo invito ad accogliere il regno, è davvero per tutti. La legge in Israele considerava impuri tutti i malati e tutti i posseduti, che per questo, dal momento in cui la loro condizione era acclarata, non erano più ammessi nel tempio di Gerusalemme e spesso nemmeno nelle sinagoghe; insomma, non erano più considerati veri e propri esseri umani, né tanto meno dei veri israeliti, e perciò erano esclusi dalla pienezza dell’appartenenza al popolo di Dio e dalla sua preghiera pubblica. Ora, grazie alle guarigioni operate da Gesù, non ci sono più impuri, non ci sono più esclusi: tutti sono liberati dalle loro infermità o dalle loro possessioni. E così messi in grado di ritornare ad un rapporto completo con Dio, di accogliere il suo regno.

È vero che gli esorcismi di Gesù, che in questo inizio del vangelo abbondano, le liberazioni operate da lui di persone abitate dagli spiriti immondi, noi facciamo fatica ad accettarle più delle guarigioni dei malati o dei portatori di handicap; e però, nella mentalità del tempo, esorcismi e guarigioni erano esattamente sul medesimo piano. La cecità, la lebbra, la paralisi o la febbre erano avvertite come terribili forze negative, quasi personalizzate, che s’erano impossessate del malato ed avevano preso potere su di lui: realtà maligne, che occupavano e preoccupavano le persone. Ebbene per gli spiriti immondi c’era la stessa considerazione: anche lì si trattava di forze maligne che occupavano la mente umana sino ad annullarla, dominavano fino allo stravolgimento l’essere più profondo di coloro di cui venivano in possesso.

Quello che conta è insomma che, sia quando ha a che fare coi malati che con i posseduti, Gesù ha la forza, che gli viene da Dio, di separare la persona che sta davanti a lui dalla sofferenza che gli si era attaccata. In questo modo, permette agli uomini e alla donne liberati di ritornare ad essere se stessi, senza più consentire che la sofferenza in qualche modo li privi della loro personalità, e così li restituisce alla loro esistenza e al loro ruolo.

Pensiamo all'episodio della suocera di Simone: “… la prese per mano e la fece alzare; la febbre la lasciò e si mise a servirli”. La donna è liberata dalla realtà maligna della febbre e messa in condizione di svolgere il suo compito di padrona di casa.


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